9 Marzo 2018

In politica, più che vincere, serve far bene

Giorno 250 dal concerto di Vasco, il Modena Park, e quinto giorno di analisi politica dei Modenesi. Inizio con il rito della colazione al bar, ma il barista la butta in politica. Mi fa sapere che non è vero che il suo partito ha vinto. Cioè, è vero che ha preso più voti di tutti, ma mica li faranno governare, “quelli”.

Mi viene da chiedere “quelli chi” e lui mi guarda sconfortato. Ma come…. C’è ancora chi che non sa che esistono i poteri forti?

No, non la so questa cosa qui, ma percepisco il pericolo e quindi pago, esco e mi fermo in edicola.

Il mio edicolante è leghista. Lo so perché per anni ha cercato di infilare (per errore, si intende) la Padania in mezzo ai miei giornali. Anche lui non ha vinto, come invece dicono le televisioni, perché quella storia del primo parlamentare di colore eletto da Salvini sta lì a significare che la Lega non è più quella di una volta. Mi viene da chiedergli se sa qualcosa dei poteri forti, ma rischio di far tardi e me ne vado.

Me ne vado a scuola, dove i bambini di sei anni mi tollerano abbastanza come loro maestro. Sono al sicuro, penso. Qui niente politica.

E invece no, si avvicina una bambina e mi chiede: “Ivan, tu cosa hai votato? Mio papà ha votato PD, la mamma quelli liberi, ma hanno perso tutti e due”.

Ah, non lo sapevate? Non c’é segreto che tenga, in un’aula di scuola primaria.

Comunque, ho l’impressione che questa tornata elettorale abbia spruzzato un po’ di depressione sul capo dei Modenesi: tanto tra i vincitori, quanto tra i vinti.

Niente di più lontano dai Modena Quark, le pillole di pura energia modenese. Poi inciampo nella notizia di quel prete della Beata Vergine Addolorata, come si chiama… don Paolo. Insomma, questo qui si é adottato per sei mesi un ragazzo del Pakistan. L’ha tenuto con sé fin quando il tipo non ha imparato a fare il pizzaiolo. E, insomma, adesso se la cava da solo.

Io non lo conosco, ma qualcosa mi dice che questo don Paolo non dev’essere per niente depresso.

Sta a vedere che per star bene, in politica come nella vita di tutti i giorni, vincere in fondo serve a poco. Meglio far bene.