Un anno di cose buone
Giorno 365 dal concertone, il Modena Park. Un anno esatto. Il mio amico Yong sostiene di averlo incontrato, Vasco, durante la festa di ieri. Dice di avergli pure offerto una birra. Era proprio lui, sicuro: aveva un cappellino calato sugli occhi, la giacca gialla e gli occhiali… gli occhiali di Vasco, dai.
E mica è stato l’unico a incontrare l’uomo con la giacca gialla che forse era proprio Vasco. C’è chi gli ha allungato una sigaretta, chi gli ha offerto un passaggio in macchina… che a sentir loro Vasco ha un sacco di esigenze. Nulla di strano, comunque. È il mito.
Segno che l’energia del Modena Park non ha perso un grammo, un anno dopo. È stata una cosa buona, un seme, e si sa come funziona con i semi: li lasci cadere e loro ti stupiscono.
Ora, l’avessi incontrato io, l’uomo con la giacca gialla che forse era proprio Vasco, gli avrei raccontato cosa ha lasciato il concertone qui da noi, in città. Gli avrei detto due o tre cosine su cosa è successo quest’anno.
Quest’anno, due ragazze ottantenni si sono finalmente potute sposare. Sì, è successo quest’anno.
Centottantasei bambini nati in Italia da genitori stranieri hanno ottenuto una simbolica cittadinanza modenese. Anche questo è successo quest’anno.
Piazza Grande ha ospitato le canzoni di Natale di una scuola esattamente tre giorni dopo un presidio neofascista. È stato un po’ come rimettere le cose a posto ed è successo quest’anno.
Ci sono state le elezioni, quest’anno, ma non solo in Italia. Anche in Perù e da quelle parti un candidato ha fatto campagna elettorale regalando figurine Panini. Così, per dire, fin dove può arrivare l’energia modenese.
E poi c’è stato Italo Spinelli, meccanico di trattori in pensione. Si è laureato a 82 anni in filosofia, quest’anno. Ha studiato per dare un senso alla morte della moglie e su questa cosa grande, immensa, avrei voluto scrivere qualcosa, ma non ci sono riuscito. Ci sono uomini profondi come abissi e vengono le vertigini, a guardarci dentro. Questo, è successo nell’anno che ci separa dal Modena Park e molto altro ancora.
Per tutto il resto, c’è tempo. Non facciamoci spaventare, mettiamocela tutta.