14 Dicembre 2018

Sullo strano modo di intendere l’inquinamento

Seduto in quel caffè, quello della canzone voglio dire, il caffè che sta in fondo alla via Emilia, mi dico che qualche volta è veramente complicato capire questa città di pianura. Soprattutto quando si parla di inquinamento. Se vivi -che so- in collina o in montagna, puoi sperare che quello che butti in aria venga spazzato via da una folata di vento. In pianura no. In pianura lo sai che tutto quello che spari lassù nel cielo blu ti rimane sopra il testone e te lo respiri per un sacco di tempo. Infatti, non più di una settimana fa, campanello d’allarme e misure d’emergenza: fermi tutti, almeno quelli che inquinano tanto. Sospiro di sollievo. Quasi quasi, ti dici, vado a fare una bella corsetta al parco. Ma poi ci ripensi perché se ci sono le misure d’emergenza vuol dire che c’è l’emergenza e mica conviene andare a spolmonarsi al Parco Ferrari. Qualcuno che corre c’è, ovviamente, ma va a sapere come son fatti dentro, quelli. Poi, colpo di fortuna. Cambia il meteo e le centraline riprendono fiato. Se prendi viale Italia, addirittura, riesci pure a vedere le punte dell’Appennino in technicolor, senza quella fastidiosa patina bluastra di quando tocchi le lenti degli occhiali con le dita. Tutto pulito, insomma, tutto limpido. Quasi quasi, ti dici, vado a fare una bella corsetta al parco. Ti prepari per bene, indossi maglietta e tuta, infili le scarpe e stai per uscire quando ti vien da controllare il sito della Gazzetta di Modena. Lo sai che se le cose vanno troppo lisce, meglio controllare. Titolo: fine delle misure d’emergenza. Adesso che l’aria è a posto si può tornare a fare quello che si faceva prima. Gite con l’auto del nonno, roghi di sterpaglie e temperature a palla. Rimango con una scarpa in mano e l’altra da allacciare. Ma come, proprio ora che si sentiva il profumo dei bucaneve, mi torni a far circolare le auto a carbone? E’ come dire: “Mamma, tu e papi avete finito di riordinare casa?” “Certo caro. Abbiamo sistemato tutto”. “Perfetto, allora posso tornare a far casino.” “Sì, dai, che poi quando non ci si capisce più niente ci rimettiamo al lavoro”.