17 Aprile 2018

Perché dovremmo aver fiducia negli alunni difficili

Mi capita di fare un corso sul primo intervento sicurezza. In pratica, se uno ha un infarto, e trova me sulla sua strada, dovrebbe sentirsi più sicuro. Il condizionale… notatelo.
Dodici ore di corso. Abbastanza direi. Conduce un dottore piuttosto abile. Ictus, infarto, allergie, epatite, ostruzione, apparati del corpo umano. Un CSI ER in Bignami. Ultima parte, tutti in piedi davanti a una porta, il prof. chiama per la prova pratica. C’è chi ripassa gli appunti (per una prova pratica?), chi gestisce l’ansia andando a fumare, chi parla… parla… parla.

A nessuno viene in mente che sarebbe più comodo star seduti. Nessun cenno al fatto che gran parte dei contenuti proposti servivano per riempire le dodici ore e non per facilitare l’acquisizione di competenze. Io buono, in disparte, provo a mimetizzarmi. L’ho promesso alla mia dolcissima metà. Un’ora in piedi, per sperimentare cosa sperimenta uno studente modello, di fronte a una consegna che vuol rispettare.

Scrivo queste righe in attesa della prova che cercherò di far andar male, per sperimentare cosa sperimenta uno studente di fronte all’insuccesso. Ecco, a questo punto del mio corso di Primo Intervento Sicurezza, penso alla piena utilità degli alunni difficili. Quegli alunni che lanciano i banchi e, a dire degli insegnanti, lo fanno in maniera improvvisa. Senza nessun motivo apparente. Avessimo un insegnante-alunno difficile (più difficile di me, ovviamente) sarebbe tutto più bello. Il pur preparato prof. dovrebbe rivedere gran parte della progettazione, delle scelte didattiche, delle modalità valutative. E noi, gli studenti pazienti, avremmo la possibilità di manifestarci per quel che siamo: corrivi, collaborativi, caregiver, critici, aggressivi repressi…

Purtroppo, gli alunni difficili non sono così diffusi come si dice e noi ce ne stiamo qui, in attesa di entrare.

Domani, se lo incontri, saluta un alunno difficile da parte mia e pensa in quanti modi ha cambiato la tua didattica. Se non l’ha fatto, se tutto è rimasto com’era, è dura per tutti. Parola mia.