L’INFLUENZA DELLE STORIE
Qualche tempo fa mi ha telefonato un amico che non sentivo da un sacco di tempo. A Monza, dove lavora, succedono cose strane.
Mi dice che un collega ha denunciato le maestre di suo figlio perché non lo hanno voluto a scuola. Il bambino aveva la febbre e loro glielo hanno fatto riportare a casa. Ha perso delle giornate di lavoro ed ora vuole essere risarcito. Il mio amico mi ha chiesto se anche a Modena le cose vanno così.
Per ora nessuna denuncia, ma il picco dell’influenza ancora non c’è stato, c’è ancora tempo.
Però, anche a Modena, ho sentito di genitori si presentano un po’ imbarazzati e dicono “Ieri ha vomitato ed aveva la febbre, ma oggi sta un po’ meglio. Se peggiora, chiamatemi.”
C’è stato un tempo in cui i bambini si curavano con una mano sulla fronte. La mano era fresca e questo significava che la febbre era ancora alta. E poi c’era il latte con il miele sciolto dentro e una copertina di lana che li trasformava in piccoli indiani. Se ne stavano infagottati tutto il tempo, con gli adulti che entravano nella camera ed avevano uno sguardo dolce. Con il tempo avrebbero imparato a distinguere quello sguardo dalla vuota compassione delle visite di circostanza.
Sono storie di una civiltà che sta scomparendo. Una civiltà che lasciava i cani fuori dalle librerie, gli adulti a fumare comodamente in casa, i bambini con trentotto di febbre a letto.