LA GEOGRAFIA DEL PERICOLO
Dicono che Salgari abbia navigato solo nel Mar Adriatico e per appena tre mesi. A bordo della nave Italia ha imparato quanto poteva, il resto lo hanno fatto i libri.
Yanez e Tremal-Nike sono nati tra Porto Garibaldi e San Benedetto del Tronto e questo non li rende meno credibili.
Immaginare i piccoletti di seconda elementare come equipaggio di una nave non è difficile. Un equipaggio multietnico e spassoso…
I racconti dei marinai vanno sempre presi con le pinze, ma i miei alunni filippini sostengono che in quel Paese lontano si esce in ciabatte perché fa sempre caldo e le scarpe fanno puzzare i piedi. In casa si gira scalzi e può capitare di uscire in pigiama.
I racconti prendono il largo e si aggiungono quelli del Marocco, della Nigeria, del Ghana e della Romania.
Lo scambio è intenso: le storie dei Paesi d’origine sono storie profonde e la pressione le fa schizzare fuori.
Alla fine, tutti i bambini concordano sullo stesso particolare. In quei Paesi lontani i bambini vanno a scuola da soli e poi si ritrovano per strada per giocare con gli amici, senza gli adulti.
“E qui a Modena?” Chiedo io. “Uscite da soli?”
Mi guardano come se fossi impazzito d’un colpo.
“Da soli? Ma è pericoloso, qui.”
Si sa, i mariani raccontano storie incredibili. Qualche volta se le inventano pure. I marinai della mia nave sostengono che la vita, ad Accra, Casablanca o Enugu è a misura di bambino e Modena è pericolosa.
Dovremo scomodare un geografo, per riscrivere la geografia del pericolo?