LA CANZONE DEL CALCIO
[column width=”5″ offset=””]L’intervallo è rumoroso, soprattutto con il primo freddo. Il ricordo delle corse in cortile è troppo recente e i bambini cercano la misura di giochi e chiacchiere indoor.
La maggior parte si organizza ai quattro angoli dell’aula: chi fruga nel mio armadietto, chi tira fuori i giochi di società, chi ne approfitta per carpire qualche segreto su repentine unioni sentimentali.
Tom aspira le ultime tre gocce di un succo di pera e sperimenta variazioni di ru con la perizia di un rumorista di Cinecittà.
“Tu conosci la canzone del calcio?” mi chiede, prima di schiacciare il piccolo cartone con la presa decisa di una sola mano.
L’ultima volta che ho messo piede in uno stadio è stato per parlare con un gruppo di tifosi ed i cori, pro o contro, li ho dimenticati. “No”, confesso. “Non conosco la canzone del calcio. Come fa?”
Tom assume un’aria ispirata, guarda in alto e attacca:
Fratelli d’Italia,
l’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio…
… e poi giù giù fino a Stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte l’Itala chiamò Ma, assicura, sa anche l’altra parte. In un momento di trasporto ho cantato anch’io la canzone del calcio, esagerando sul ritmo, un po’ come Troisi e Benigni in “Non ci resta che piangere”. Più cantavo, più i bambini ridevano e più loro ridevano più pensavo alle polemiche di qualche anno fa sull’importanza dell’Inno.
Ma perché i nostri calciatori non lo cantano? E perché nessuno ricorda le parole? Dov’è l’orgoglio nazionale? E poi, i nostri militari all’estero… E la scuola? Ah, la scuola…
Si era pronunciato anche il Presidente e, cosa del tutto eccezionale, anche la signora Clio. Dagli e dagli, alla fine i calciatori lo hanno cantato, l’Inno; stonando, ma lo hanno cantato. Da allora, finalmente, anche il calcio ha la sua canzone.[/column]