Dove (apparentemente) si parla di tortellini…
Seduto in quel caffè, quello della canzone voglio dire, il caffè che sta in fondo alla via Emilia, dico chiaramente alla mia dolcissima metà che i tortellini sono inclusivi e, in fin dei conti, poeticamente schierati. Lei è ragazza tollerante e conosce il compagno di una vita, quindi non fa nulla per cambiare discorso e io parlo.
Non è solo questione di forma, dico, non è solo l’abbraccio tenero della pasta sfoglia intorno a un cuore morbido fatto di tante cose buone. E non è neanche il lavoro cooperativo delle rezdore, no, non c’entrano Marx e i tempi del lavoro umano. C’entra Bottura che tutti conoscono come Massimo e di mestiere fa il numero uno in cucina.
Lui, lo chef, ha dato una mano a creare una cosa che solo a raccontarla fa venire l’acquolina in bocca e le lacrime agli occhi, contemporaneamente. Questa cosa si chiama Tortellante e in due parole la spiego alla mia dolcissima metà.
Tortellante è un laboratorio, ma un laboratorio vero dove si impastano, si stendono, si riempiono e alla fine si vendono i tortellini.
Bella forza, sta per dire lei. Non lo dice, ma lo pensa: lo chef fa i tortellini. Tutto normale. Forse, la anticipo io.
La verità è che i ragazzi che fanno tutto questo, i ragazzi che impastano, stendono, riempiono e vendono sono autistici.
E allora metti insieme che i tortellini sono un abbraccio tenero intorno a un cuore morbido; mettici anche che la loro forma (a parte la storia dell’ombelico di Venere) ha lo scopo di non disperdere il prezioso ripieno; condisci il tutto con un cuoco blasonato e iper impegnato che trova il tempo per passare a dare una mano in cucina. E poi dimmi se non ho ragione io, dimmi se non è inclusione. Se non è poesia.
Sì è poesia, è inclusione e pure politica. Perché non è passato poi tanto tempo da quando un politico ha detto che tutti gli altri politici, quelli che non la pensano come lui, sono autistici. A me, quelle parole lì m’han fatto venire un nervoso che metà ne bastava. Però, adesso, va meglio. I tortellini mi hanno vendicato, dico alla mia comprensiva metà. E lei, dolcemente, concorda.