Direzione
Ho pescato la parola “direzione” e per me è un segno del destino.
Sì, perché è tutta una questione di direzione, in questo periodo: come disporre i banchi, come garantire lo spostamento dei bambini, anche dentro l’aula… Se serve una direzione, ecco che vengono fuori i dirigenti e quelli più avveduti son già lì, a lambiccarsi il cervello.
Il problema vero, però, è che quando tutto sarà a posto, quando avremo disposto i banchi e contato i passi che i bambini dovranno fare, ci accorgeremo di non aver risposto a un quesito. E il quesito è: “E adesso? Che facciamo?”
E allora, con questo biglietto in mano, penso che bisognerebbe rimettere in gioco tutto. Dovremmo cominciare con il domandare: “E adesso, che cosa vogliamo fare?” E pensare alla scuola così come non è mai stata, in quasi centocinquant’anni di storia, una cosa nuova, con tempi, luoghi, modalità tutte da inventare daccapo.
Potrebbe essere una cosa meravigliosa, con bambini che non vedono l’ora che suoni la non-campanella per partecipare alle non-lezioni e contentissimi pure (pensa tu che roba) della non-valutazione.