ACQUA, GRAZIE
Fino a ieri, gli insegnanti della mia scuola potevano contare su un piccolo privilegio: mezzo litro di acqua naturale per accompagnare il pasto della mensa, bottiglia di vetro. I bambini si sono sempre accontentati dell’acqua del rubinetto. Con il tempo hanno imparato a passarsi le piccole brocche e a centrare i bicchieri al primo colpo. In nome dell’abbattimento delle spese inutili, il privilegio è saltato e gli insegnanti socializzeranno con gli alunni anche le brocche d’acqua.
Ho saputo della nuova linea della Cooperativa Italiana per la Ristorazione tra gli insapori di un piatto di fusilli al pomodoro, pollo in forma di hamburger e carote lesse. Il referendum con cui gli operai di Mirafiori stavano per fare un salto nell’ottocento era alle porte e il taglio di una bottiglia d’acqua era una cosa da ridere.
Un collega si è lasciato scappare il solito, e tutto sommato rassicurante, ma dove andremo a finire. A me è venuto più un pensiero economico: se la CIR deve risparmiare su mezzo litro d’acqua ogni venti alunni, cosa avrà messo nell’hamburger? Se prevalesse il pollo, ne riconoscerei il sapore. Ho buttato tutto nella spazzatura, furtivamente, come ho visto fare ad un bambino di terza.
Per distrarmi ho pensato alla cioccolata, ma a pancia vuota l’effetto non è stato entusiasmante. Mi sono tornate in mente certe scene da fine della guerra, con gli americani sui carri armati che lanciano gomme da masticare e tavolette di cioccolata ad un Paese distrutto e affamato.amaro
Già, i militari. Mi domando se ai militari italiani distribuiscano ancora la cioccolata o le bustine sigillate con il liquore dentro. Un piccolo privilegio, immagino particolarmente utile nelle situazioni di emergenza, ma tutto sommato importante in ogni occasione. Il soldato scarta la sua razione e sente che da qualche parte qualcuno pensa alla sua missione come qualcosa di importante.
Anche a me la bottiglia d’acqua serviva in situazioni d’emergenza. Di fronte ad un bambino imbronciato, ad una lacrima o alla disperazione di un’amicizia perduta, versavo tre gocce dalla bottiglia (non troppa, per carità, può dare alla testa!) e le diluivo per sicurezza con l’acqua dei bambini. Acqua magica, quella del maestro, usata per rimediare a dolori e dispiaceri. Il taglio di una bottiglia d’acqua non fa ridere, perché racconta di un Paese che va più volentieri in guerra che a scuola. Un Paese che, se deve decidere come distribuire la cioccolata, non la dà ai suoi bambini.
E lo sapevo che, prima o poi, sarei finito nella politica dalla testa ai piedi. Sarà che la disidratazione rende irascibili.